
UN’ITALIA CHE SI INCAMMINA VERSO IL DECLINO
29 Maggio 2018di Angelo Antonio D’Agostino
A quasi tre mesi dal voto il Paese è precipitato in una crisi istituzionale senza precedenti e la nostra economia è tornata ai livelli del 2011. Le nostre borse sprofondano e lo spread è andato oltre i 300 punti base.
Potrebbe sembrare il racconto di fatti che non ci riguardano, ma purtroppo non è così. A pagare il dilettantismo del Movimento 5 Stelle e della Lega saranno per primi i cittadini, che esborseranno più interessi sui mutui, e poi tutti quegli imprenditori che, prima di questa deriva, avevano in mente di investire in nuove attività, l’unico modo per creare lavoro vero, e non uno sterile assistenzialismo. L’aumento del differenziale con i bund tedeschi, infatti, si ripercuote sulle aziende che vedranno acuirsi il peso degli interessi sui finanziamenti, disincentivando l’impiego di risorse sul territorio. Una condizione che finirà col penalizzare soprattutto il Mezzogiorno, dove ci sono condizioni ancora più onerose per le aziende costrette a subire il deficit infrastrutturale e una difficoltà di accesso al credito già particolarmente gravoso.
La crisi è anche istituzionale. Mai avevamo assistito a un tentativo così spudorato di violare le prerogative del Capo dello Stato. Mai c’era stata una manovra così palese per forzare le regole costituzionali, con una disinvoltura che la dice lunga sulla scarna dimensione istituzionale di chi avrebbe dovuto assumersi l’onere di guidare il Paese. Il rispetto alla istituzione del Presidente della Repubblica è il presupposto per assicurare l’ordinato svolgimento della vita democratica e per trasmettere alle nuove generazioni i valori che sono alla base della nostra Costituzione. Valori per i quali i Padri costituenti si sono battuti per dar vita alla Repubblica. Chi forza la mano al Capo dello Stato, chi attenta alle sue prerogative, chi gli manca di rispetto è semplicemente irresponsabile, a maggior ragione se scade in un richiamo alla piazza proprio nel giorno in cui si festeggia la Repubblica.
Dopo due mesi dal voto, l’Italia è un Paese più debole, meno credibile sul piano internazionale, pronto ad essere declassato con conseguenze che saremo costretti pagare, prima noi e poi le nuove generazioni. Questa è l’Italia del Movimento 5 Stelle e della Lega, l’Italia del populismo e del sovranismo.
Questa è un’Italia che si è incamminata, speriamo non irrimediabilmente, lungo il sentiero del declino.