REFERENDUM, NETTA VITTORIA DEI SI, CON CIRCA IL 70%, ED ORA COSA SUCCEDE?

REFERENDUM, NETTA VITTORIA DEI SI, CON CIRCA IL 70%, ED ORA COSA SUCCEDE?

22 Settembre 2020 0 Di Delfino Sgrosso

Un si netto ed inequivocabile, che ha sfiorato il 70% delle preferenze in tutta Italia, che condurrà alla modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione, portando cosi i deputati dagli attuali 630 a 400 ed i senatori da 315 a 200.

La legge è dunque in vigore ma cosa cambia? In questo momento nulla perché sull’attuale Parlamento non genererà effetti ed inoltra, pur essendo in vigore, la legge non è operativa. Lo sarà tra un paio di mesi, il tempo tecnico per ridisegnare i collegi elettorali e, si spera, per varare la nuova legge elettorale.

Il risparmio, oggetto della battaglia condotta prevalentemente dal Movimento 5 Stelle, si dovrebbe attestare sui 90-95 milioni di euro annui a fronte di un taglio della rappresentatività che per alcune regioni, come Basilicata, Molise ed Umbria, si attesta al 33% con punte del 39%. In Campania i deputati passeranno dagli attuali 60 a 38, con una decurtazione del 37% circa.

Nella Circoscrizione 2, quella di Avellino i parlamentari scenderanno da 28 a 18. Al Senato si passerà da 29 senatori a 18, con un decremento del 37,8%. Proprio il senato è la camera che riceverà il maggior numero di tagli. La Basilicata perderà il 57% dei seggi ed il numero minimo di senatori per ogni regione passerà dagli attuali 7 a 3.

Il tutto non senza dubbi e perplessità, perché la riforma è stata pensata come un provvedimento “una tantum, vale a dire poco e male inserito in una riforma completa ed organica, che precisi, per esempio, oltre ad una legge elettorale conseguente, come gestire le commissioni parlamentari, ridotte in numero e dunque soggette a valutazioni giocoforza più superficiali.

Inoltre riducendo i parlamentari si aumenta la distanza tra l’elettorato ed i suoi rappresentanti che, soprattutto in alcune regioni al Senato, potrebbero essere rappresentate da un solo partito, escludendo realtà anche importanti del territorio. I 95 milioni di euro risparmiati sono una percentuale risibile della spesa pubblica (circa il 7 per mille), ottenibile sicuramente con il taglio degli stipendi e non dei parlamentari stessi.

La volontà popolare, pur assolutamente rispettabile e sovrana, ci sembra che si sia indirizzata verso la solita “sindrome di Tafazzi”, dal nome del personaggio comico ideato da Giacomo Poretti che con una bottiglia di plastica amava percuotersi i genitali.

Qualcosa forse di genetico, visto che è la stessa sindrome che ha consegnato l’Italia al Fascismo, le ha negato il nucleare, le impedisce di sfruttare pienamente ed a fondo le energie rinnovabili, le fa trasportare la propria spazzatura a produrre elettricità e calore all’estero, a carissimo prezzo per giunta. Insomma ci sembra un voto sulla falsariga di un’onda emotiva più che un voto ragionato, meditato e pensato.

Un po’ come accadde, appunto, con il voto sul nucleare, capziosamente voluto nell’anno del disastro di Chernobyl. Se l’Italia ha uno dei costi dell’energia più alti d’Europa lo deve proprio a quell’onda emotiva. Speriamo solo di non pagare nuovamente un prezzo così alto.