ACCADDE OGGI – 17/03/2019

ACCADDE OGGI – 17/03/2019

17 Marzo 2019 0 Di Delfino Sgrosso

Risultati immagini per dANIEL bERNOULLI17/03/1782 – Muore a Basilea, in Svizzera, il matematico e fisico svizzero Daniel Bernoulli.

Nato a Groninga, nei Paesi Bassi, nel 1700, figlio di Johann Bernoulli, nipote di Jacob Bernoulli, fratello più giovane di Nicolaus II Bernoulli, fratello più anziano di Johann II Bernoulli, Daniel Bernoulli è stato descritto come “di gran lunga il più abile dei giovani Bernoulli”. Si dice che ebbe una pessima relazione con il padre. Quest’ultimo, infatti, quando entrambi concorsero per il primo posto in una competizione scientifica all’Università di Parigi, incapace di sopportare la “vergogna” di essere confrontato con il proprio figlio, lo allontanò da casa. Johann Bernoulli tentò anche di “rubare” il libro di Daniel Hydrodynamica e rinominarlo Hydraulica. Nel 1738 il duo padre-figlio pubblicò quasi simultaneamente lavori separati sull’idrodinamica. All’età di sei anni nacque il fratello di Daniel, Johann II Bernoulli. In età scolare suo padre, Johann Bernoulli, lo incoraggiò a studi di economia e finanza, avendo poca considerazione delle sue abilità matematiche. Daniel rifiutò, essendo ferma la sua volontà di studiare matematica; tuttavia in seguito assecondò i desideri paterni e studiò economia.

Suo padre poi gli chiese di studiare medicina, e Daniel fu d’accordo, a patto che suo padre gli insegnasse anche matematica privatamente, cosa che continuarono a fare per qualche tempo. Daniel Bernoulli fu contemporaneo e buon amico di Eulero. Nel 1724 si trasferì a San Pietroburgo come professore di matematica, ma visse un periodo non felice ed una malattia nel 1733 gli offrì il pretesto per abbandonare l’incarico. Ritornò quindi all’Università di Basilea, dove tenne fino alla sua morte le cattedre di medicina, metafisica e filosofia naturale. Alla famiglia Bernoulli è stato dedicato un asteroide, 2034 Bernoulli. Daniel Bernoulli fu uno dei primi scienziati a formulare la teoria cinetica dei gas ed applicare la legge di Boyle. Egli lavorò con Eulero sull’elasticità e sulla formulazione dell’equazione di Eulero-Bernoulli. Il principio di Bernoulli è largamente utilizzato in aerodinamica e fluidodinamica.

 

Risultati immagini per RUDOLF NUREYEV17/03/1938 – Nasce a Irkutsk, nella odierna Russia, il ballerino e coreografo sovietico naturalizzato austriaco Rudolf Nureyev.

Rudolf Hametovic Nureyev, indimenticabile ballerino, è il personaggio che ha rivoluzionato il ruolo maschile nella danza. Nato su un treno in una regione del lago di Baikal, durante un viaggio che la madre aveva intrapreso per raggiungere il marito a Vladivostock (che si era ivi trasferito per ragioni di lavoro), comincia a prendere lezioni di danza all’età di undici anni da un’anziana insegnante, la signora Udeltsova, che aveva fatto parte nientemeno dei leggendari “Ballets Russes” di Diaghilev (gli stessi che avevano collaborato con personalità artistiche del calibro di Stravinskij, Ravel, Matisse, ecc.). Nel 1955 entra a far parte della prestigiosa scuola di ballo del Teatro Kirov di Leningrado e tre anni dopo è ammesso in compagnia. Durante una tournée in Europa, come molti artisti suoi compatrioti, chiese asilo politico alla Francia, per sfuggire all’oppressivo regime sovietico, alle sue imposizioni e gerarchie. Correva l’anno 1961 e nella storia quella è una data che vuol dire solo una cosa, guerra fredda. La contrapposizione, basata sul precario equilibrio nucleare, fra le due superpotenze allora vigenti, l’Unione Sovietica appunto e gli Stati Uniti d’America. In quel clima già rovente, quando gli anticomunisti non perdono occasione per denunciare le infami condizioni di vita instaurate nel paese del socialismo reale, si scatena un vero caso internazionale.

Il suo nome finisce su tutti i giornali, non sempre per i nobili motivi legati alla danza, ma per quelli più terreni della politica e questo lo porta, volente o nolente, ad essere conosciuto da un più vasto pubblico, non necessariamente interessato all’arte e al ballo. Comincia così la sua carriera in Occidente con la compagnia del Marchese di Cuevas, con il Balletto Reale Danese di Erik Bruhn e poi con il Royal Ballet di Londra dove fra l’altro instaura un celebre sodalizio con Margot Fonteyn, con la quale forma la mitica coppia destinata ad incantare il pubblico di tutti i teatri del mondo. Nel corso della sua vita, Nureyev ha interpretato decine di ruoli, sia classici che moderni, sempre con enormi potenzialità tecniche e di immedesimazione. Ciò significa che, al pari dei cantanti lirici che per essere tali a tutti gli effetti non devono limitarsi a saper cantare, il ballerino era anche un grande attore, capace di coinvolgere il pubblico e trascinarlo nel vortice delle storie raccontate in musica dai grandi compositori. Infine, non bisogna dimenticare che crearono per lui tutti i massimi geni della coreografia, fra i quali vanno annoverati Ashton, Roland Petit, Mac Millian, Bejart e Taylor.

Malato da tempo di Aids, il grande ballerino si è spento presso un ospedale parigino il 6 gennaio 1993 dopo l’ultima tormentata relazione con il cantante rock Freddie Mercury.

 

Risultati immagini per LUCHINO VISCONTI17/03/1976 – Muore a Roma il regista e sceneggiatore Luchino Visconti.

Luchino Visconti nasce a Milano nel 1906 da un’antica famiglia aristocratica. Da bambino frequenta il palco di famiglia della Scala, dove si forma la sua grande passione per il melodramma e per la teatralità in generale (anche forte dei suoi studi di violoncello), uno stimolo che lo porterà a viaggiare parecchio non appena sarà in condizione di farlo. La famiglia ha sul giovane Luchino un influsso fondamentale, come il padre organizza recite teatrali con amici, s’improvvisa arredatore di spettacoli. La sua adolescenza è irrequieta, scappa più volte da casa e dal collegio. È un cattivo studente ma un accanito lettore. La madre cura personalmente la sua formazione musicale (non dimentichiamo che Visconti è stato anche un fondamentale regista teatrale), e Luchino nutrirà per lei un legame particolarmente profondo. Dopo aver accarezzato l’idea di dedicarsi allo scrivere, progetta e costruisce a San Siro, nei pressi di Milano, una scuderia modello e si dedica con successo all’allevamento di cavalli da corsa. Appena adulto, comunque, si stabilirà per lungo tempo a Parigi. Durante i suoi soggiorni nella città francese ha la fortuna di conoscere eminenti personalità della cultura come Gide, Bernstein e Cocteau.

Nel frattempo, comprata una cinepresa, gira un film amatoriale a Milano. La sua vita sentimentale è segnata da conflitti drammatici: da un lato s’innamora della cognata, dall’altro intreccia relazioni omosessuali. Quando la passione per il cinema si fa urgenza espressiva, l’amica Coco Chanel gli presenta Jean Renoir e Visconti diventa suo assistente e costumista per “Una partie de campagne”. A contatto inoltre con gli ambienti francesi vicini al Fronte Popolare e al Partito comunista il giovane aristocratico compie delle scelte ideologiche vicine a quei movimenti, che una volta tornato in Italia si esprimeranno subito nel suo avvicinamento ai circoli antifascisti, dove conoscerà intellettuali antifascisti del calibro di Alicata, Barbaro e Ingrao. Nel 1943 dirige il suo primo film, “Ossessione”, una torbida storia di due amanti assassini, assai lontana dai toni edulcorati e retorici del Cinema del periodo fascista. A proposito di “Ossessione” si comincia a parlare di neorealismo e Visconti sarà considerato (non senza riserve e discussioni) come un anticipatore di questo movimento. Ad esempio, suo è il celebre “La terra trema” del 1948 (presentato senza successo a Venezia), forse il più radicale tentativo del Cinema italiano di fondare una poetica del neorealismo. Finita la guerra, inizia, parallelamente al cinema, un’intensa attività teatrale, rinnovando completamente la scelta dei repertori e i criteri di regìa, con una predilezione per testi e autori estranei ai teatri italiani fino a quel momento. Nella parentesi della realizzazione de “La terra trema”, Visconti realizza ancora moltissimo teatro, fra cui, solo per citare pochi ma significativi titoli allestiti fra il 1949 e il 1951, due edizioni di “Un tram che si chiama desiderio”, “Oreste”, “Morte di un commesso viaggiatore” e “Il seduttore”. Fa epoca l’allestimento di “Troilo e Cressida”, nell’edizione del Maggio Musicale Fiorentino del 1949.

E’ invece di due anni dopo “Bellissima”, primo film girato con Anna Magnani (il secondo sarà “Siamo donne, due anni più tardi”). Successo e scandalo accoglierà il film “Senso”, omaggio a Verdi, ma anche revisione critica del Risorgimento italiano, per il quale verrà attaccato anche dagli abituali estimatori. Dopo l’allestimento di “Come le foglie” di Giacosa, il 7 dicembre 1954, ha luogo la prima de “La Vestale”, grande e indimenticata edizione scaligera con Maria Callas. Inizia così la irreversibile rivoluzione portata da Visconti nella regìa del melodramma. Il sodalizio con la cantante regalerà al teatro lirico mondiale le geniali edizioni de “La Sonnambula” e de “La Traviata” (1955), di “Anna Bolena” o “Ifigenia in Tauride” (1957), sempre in collaborazione con i più grandi direttori dell’epoca, fra cui non si può non menzionare il superbo Carlo Maria Giulini. La fine degli anni ’50 e i primi anni ’60 vengono brillantemente spesi da Visconti fra il teatro di prosa e quello lirico e il cinema: basti citare l’allestimento di “Salomè” di Strauss e dell'”Arialda” e i due grandi film, “Rocco e i suoi fratelli” e “Il Gattopardo”. Nel 1956 mette in scena “Mario e il Mago”, azione coreografica dal racconto di Mann e, l’anno dopo, il balletto “Maratona di danza”. Nel 1965, “Vaghe stelle dell’Orsa…” vince il Leone d’oro al Festival di Venezia e grande è l’ovazione che accoglie al teatro Valle di Roma l’allestimento de “Il giardino dei ciliegi” di Checov. Per il melodramma, dopo i successi del 1964 con la realizzazione de “Il Trovatore” e de “Le nozze di Figaro”, allestisce nello stesso anno “Don Carlo”, al teatro dell’Opera di Roma. Dopo la contrastata trasposizione cinematografica de “Lo straniero” di Camus e vari successi in teatro, Visconti porta a compimento il progetto di una trilogia germanica con “La caduta degli dei” (1969), “Morte a Venezia” (1971) e “Ludwig” (1973).

Durante la lavorazione di “Ludwig”, il regista viene colto da ictus. Rimane paralizzato alla gamba e al braccio sinistro, anche se ciò non è sufficiente per ostacolare la sua attività artistica che persegue imperterrito con grande forza di volontà. Realizzerà ancora un’edizione di “Manon Lescaut” per il Festival dei Due Mondi a Spoleto e “Old Time” di Pinter, ambedue nel 1973, e, per il cinema, “Gruppo di famiglia in un interno” (sceneggiatura ideata da Suso Cecchi D’Amico ed Enrico Medioli), e infine “L’innocente”, che saranno i suoi due ultimi film. Muore il 17 marzo del 1976, senza aver potuto lasciarci il progetto, accarezzato da sempre, di un film su “La ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust.