
ACCADDE OGGI – 14/03/2019
14 Marzo 201914/03/1844 – Nasce a Torino Umberto I, secondo re d’Italia.
Figlio del primo Re di Italia, Vittorio Emanuele II, e della regina del Regno di Sardegna, Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, i suoi nomi di battesimo sono: Umberto Raniero Carlo Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio, in onore rispettivamente della dinastia sabauda e di quella dei Savoia. La nascita di Umberto, che assicura la discendenza maschile, viene accolta con gioia sia dalla famiglia reale che dal popolo piemontese. Durante l’infanzia ad Umberto e al fratello Amedeo viene impartita un’educazione di tipo militare, che ne forma il carattere e influenzerà il futuro regno. Tra gli insegnanti del futuro monarca vi è anche il generale Giuseppe Rossi. Nel 1858 Umberto si avvia alla carriera militare, partecipando nel 1859 alla Seconda guerra di indipendenza. Subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia, avvenuta nel 1861, diventa maggiore generale e l’anno dopo assume il ruolo di tenente generale. Negli stessi anni ha la possibilità di viaggiare all’estero, visitando città come Lisbona e Londra. In quello stesso periodo, nel 1865, a Torino infiamma la protesta perché la capitale del regno viene trasferita a Firenze. Nel 1866 sia Umberto che il fratello Amedeo partecipano alla Terza guerra di indipendenza. Al fronte Umberto si distingue per il valore, poiché riesce a respingere gli attacchi austriaci con grande coraggio. Per questo gli viene conferita la medaglia d’oro al valore militare. Il 22 aprile 1868 Umberto convola a nozze con Margherita di Savoia. Naturalmente si tratta di un matrimonio combinato da Vittorio Emanuele II, che in occasione delle nozze istituisce il Corpo dei Corazzieri reali e l’Ordine della Corona d’Italia. I futuri monarchi visitano alcune città italiane durante il viaggio di nozze, poi raggiungono Bruxelles e Monaco di Baviera. Ovunque gli sposi ricevono una calorosa accoglienza. La coppia poi si stabilisce a Napoli. Qui la principessa dà alla luce il figlio Vittorio Emanuele, nominato principe di Napoli.
La scelta di restare nella città partenopea è motivata dal fatto di avvicinare la dinastia dei Savoia al popolo meridionale, ancora legato al ricordo dei Borboni. Si racconta che Margherita, impossibilitata ad avere altri figli, avesse in realtà dato alla luce una bambina, subito sostituito da un maschio per assicurare la successione. Nonostante il lieto evento, il matrimonio tra Umberto e Margherita comincia a vacillare. Umberto, che ha un debole per le belle donne, viene scoperto dalla moglie a letto con una sua amante. Su ordine del suocero Margherita è costretta a restare con Umberto, anche se la sua volontà è di divorziare da lui. Il matrimonio di facciata viene mantenuto in piedi soprattutto per fini politici. I due festeggiano le nozze d’argento il 22 aprile 1893. Le nozze servono a mantenere un certo equilibrio all’interno dell’aristocrazia. Pare che proprio Margherita, grazie alla sua diplomazia, sia riuscita a mettere d’accordo le diverse fazioni dell’aristocrazia romana: quella nera, che fa riferimento al Papa Pio IX, e quella bianca, con idee più liberali. Una curiosità: a Margherita, in visita a Napoli, si deve l’origine del nome della storica pizza. Il 9 gennaio 1878 Vittorio Emanuele II muore, lasciando come successore al trono il figlio Umberto I. Il 19 Gennaio dello stesso anno il nuovo sovrano presta il solenne giuramento sullo Statuto Albertino, in presenza di deputati e senatori riuniti nell’aula di Montecitorio. Una volta diventato sovrano, Umberto I è chiamato a risolvere una serie di problemi: il Vaticano è ostile nei confronti del Regno d’Italia, vi sono dei fermenti repubblicani da parte di alcuni circoli culturali e politici, sono necessarie le riforme sociali per venire incontro alle classi disagiate, la politica estera deve essere rilanciata, come pure l’economia nazionale.
A livello internazionale, la crisi nei Balcani, provocata dalla guerra tra Turchia e Russia, è un problema molto complicato da risolvere. Per dipanare la matassa viene convocato il “Congresso di Berlino” dal cancelliere tedesco Bismarck. Una delle decisioni prese nel Congresso è che l’occupazione dell’Austria in Bosnia può durare soltanto nove mesi. I delegati italiani restano impotenti di fronte a tale decisione, e presentano una domanda di chiarimento, alla quale gli si risponde che è meglio accettare tale statuizione, per far sì che l’Italia mantenga l’amicizia con tutti gli Stati. Uno dei delegati, il ministro degli Esteri Luigi Corti viene attaccato per non essere riuscito a portare risultati concreti e favorevoli all’Italia dal Congresso di Berlino. Per questo egli si dimette dall’incarico il 16 ottobre 1878. Durante un viaggio per l’Italia con la regina Margherita, il monarca subisce un primo tentativo di assassinio, da parte dell’anarchico Giovanni Passanante. Per fortuna Umberto I riesce a sventare l’attentato, riportando soltanto una lieve ferita al braccio. A questo episodio seguono momenti di tensione e scontro tra anarchici e forze dell’ordine. Il poeta Giovanni Pascoli compone una poesia a favore dell’anarchico lucano autore dell’attentato, e per questo motivo viene arrestato. Altri gravi problemi che emergono durante gli anni del regno umbertino sono: l’abolizione della tassa sul macinato, il corso forzoso della moneta e la riforma elettorale. I primi due vengono risolti rispettivamente nel 1880 e nel 1881. La riforma elettorale, invece, viene approvata il 22 gennaio 1882 e prevede l’allargamento della base elettorale (si può votare a ventuno anni, con obbligo di licenza scolastica e un censo compreso tra 40 e 19 lire annue).
In politica estera, Umberto sostiene apertamente la Triplice Alleanza. Assicurarsi l’appoggio dell’Austria è molto utile per l’Italia, quindi Umberto I decide di rinsaldare i rapporti con una serie di iniziative diplomatiche, prime fra tutte la visita ai monarchi austriaci. Inoltre appoggia con entusiasmo l’occupazione della Somalia e dell’Eritrea. Nel 1889 viene stabilito il protettorato dell’Italia in Somalia: qui nascono le prime colonie italiane. Riguardo alla politica nazionale, Umberto I si lascia affiancare nel governo da Francesco Crispi, che riveste il ruolo di Presidente del Consiglio. L’attività politica di Umberto I, piuttosto conservatrice e autoritaria, è condizionata da una serie di avvenimenti gravi, come moti ed insurrezioni, che portano il monarca a prendere provvedimenti drastici. Nel 1893, il re viene coinvolto nello scandalo della Banca Romana, insieme a Giovanni Giolitti. Il 22 aprile 1897 Umberto I subisce un altro attentato di matrice anarchica; l’esecutore si chiama Pietro Acciarito. Anche questa volta rimane illeso, riuscendo con destrezza ad evitare il peggio. L’anarchico Acciarito viene arrestato e condannato al carcere a vita. Vengono arrestate e messe in carcere anche altre persone sospettate di avere avuto qualche rapporto con l’esecutore dell’attentato.
Il 29 luglio 1900 Umberto I si trova a Monza a presiedere una cerimonia sportiva. Mentre attraversa la folla, qualcuno spara tre colpi di pistola che raggiungono i suoi organi vitali. L’attentatore si chiama Gaetano Bresci, e dopo essere individuato viene immediatamente arrestato. Ma questa volta per il re non c’è nulla da fare. Nel luogo in cui il monarca perde la vita sorge una Cappella, costruita per volontà del re Vittorio Emanuele II, nel 1910. Umberto I, re D’Italia, muore a Monza il giorno 29 luglio 1900, all’età di 56 anni.
14/03/1856 – Nasce a Patrasso, nella odierna Grecia, la scrittrice e giornalista italiana Matilde Serao.
Scrittrice di prestigio, tra le più prolifiche di sempre della letteratura italiana, con oltre settanta opere al suo attivo, è passata alla storia anche per essere stata la prima donna italiana a fondare e dirigere un giornale. Al suo nome infatti, si lega quell’intenso momento di rinnovamento del giornalismo italiano che segna il passaggio dall’Ottocento al Novecento, ossia da un modo di fare informazione ancora tutto sommato artigianale, ad un altro tipo più efficace e impegnato, oltre che tecnologicamente avanzato. La città nella quale lavorò più intensamente e con risultati migliori è Napoli, dopo l’iniziale esperienza romana. La rubrica “I mosconi”, prima chiamata “Api, vespe e mosconi”, inventata proprio da lei sul foglio di Edoardo Scarfoglio, “Il Mattino”, è senza ombra di dubbio una delle trovate più acute e di prestigio della storia del giornalismo italiano. Trascorre i primi anni della sua vita in Grecia, assorbendo però la cultura italiana di suo padre, Francesco Serao, avvocato e giornalista antiborbonico mandato in esilio negli anni tumultuosi dell’Unificazione. Sua madre, Paolina Borely, è invece una nobile greca, appartenente però ad una famiglia ormai in declino.
Con l’Unità d’Italia la famiglia Serao ritorna in patria, prima a Ventaroli, vicino Carinola, e poi a Napoli, dove Matilde compie i propri studi, per quanto in modo del tutto singolare. Il rientro in patria in realtà è datato 1860: le voci di un’imminente vittoria contro i Borboni hanno raggiunto anche il padre della piccola Matilde, che dal 1848, anno del suo allontanamento forzato, si guadagna da vivere come insegnante in terra greca. Dal 1861, Francesco Serao inizia la sua attività di giornalista per “Il Pungolo”, foglio d’ispirazione liberale e molto apprezzato dal popolo napoletano. Pur nelle ristrettezze economiche nelle quali si trovano a vivere, che impediscono alla futura scrittrice di compiere studi scolastici ordinari, la giovanissima Serao frequenta e apprezza sin dagli anni dell’infanzia e della prima adolescenza l’ambiente che più le sarà familiare: quello della redazione di un giornale. All’età di quindici anni, dopo essersi data da fare negli studi soprattutto da autodidatta si presenta in qualità di semplice uditrice alla Scuola Normale “Eleonora Pimentel Fonseca”, in Piazza del Gesù, a Napoli. Sono anni di svolta per lei e l’anno dopo, infatti, nel 1872, Matilde abiura la confessione ortodossa, trasmessale dalla madre, e si converte al cattolicesimo. Nell’arco di poco tempo allora, ottiene anche il diploma di maestra, pur continuando ad aiutare le finanze della famiglia. Vince, infatti, un concorso come ausiliaria ai Telegrafi di Stato: professione che la impegna per ben quattro anni, nei quali però matura in lei definitivamente l’amore per la letteratura e per l’impegno giornalistico. Nel 1878, dopo aver scritto qualche articolo per il Giornale di Napoli, spesso con lo pseudonimo di “Tuffolina”, a ventidue anni porta a termine la sua prima novella, dal titolo “Opale”. Questa viene pubblicata dal Corriere del Mattino. Nel 1882 allora, si trasferisce a Roma, dove prende parte all’avventura editoriale del “Capitan Fracassa”, trattando con disinvoltura argomenti diversi, dalla cronaca rosa alla critica letteraria. In questo periodo, il suo pseudonimo è “Ciquita”.
Ad aprirle le porte della narrativa italiana a tutti gli effetti è “Fantasia”, pubblicato nel 1883 e, non a caso, aspramente criticato proprio dall’uomo che ben presto diventerà suo marito, Edoardo Scarfoglio. Il giornalista, animatore culturale e versato poeta, commenta in modo molto negativo l’opera della Serao, stroncando di fatto, sul giornale letterario “Il libro Don Chisciotte”, l’allora giovane scrittrice. Tuttavia, il loro incontro segna anche l’inizio di una delle vicende d’amore più tormentate e turbolente della storia della letteratura e del giornalismo italiano. Già nel 1885 i due si sposano, forti dell’esperienza giornalistica che condividono in quei mesi al “Corriere di Roma”, altro foglio molto importante in questo periodo, fondato proprio dallo stesso Scarfoglio. Intanto la Serao non rinuncia né al suo ruolo di madre né a quello di scrittrice. Nascono Antonio, Carlo, Paolo e Michele, dall’unione con Scarfoglio, ma vedono la luce anche “Il ventre di Napoli”, nel 1884, “La conquista di Roma”, del 1885, “Il romanzo della fanciulla”, del 1886, e il libro che Benedetto Croce non esita a definire “il romanzo del giornalismo italiano”, ossia “Vita e avventure di Riccardo Joanna”, pubblicato nel 1887. È un momento florido dal punto di vista letterario questo che vive la scrittrice, e la letteratura nazionale se ne avvarrà sempre, aumentando la sua fama nel corso degli anni e soprattutto dopo la sua morte. Tra “Il paese di cuccagna” e “La virtù di Cecchina” però, datati rispettivamente 1891 e 1906, opere non meno importanti delle summenzionate per quanto minori, si colloca l’idillio e la fine tragica della relazione tra la Serao e suo marito. I due infatti, chiuso il foglio romano, si recano a Napoli, dove danno vita al “Corriere di Napoli”.
Il foglio ha problemi economici ma segna una svolta nel panorama meridionale, almeno dal punto di vista della libertà di informazione. Sulle pagine dirette dalla scrittrice poi, quelle culturali, compaiono firme illustri, come quelle di Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio. L’esperienza dura poco ma permette ai due compagni di vita e di lavoro di dare vita, nel 1891, al ben noto “Il Mattino”, che vede Scarfoglio come direttore e la Serao come co-direttrice. Da questo momento però, all’ascesa del foglio partenopeo fa da contraltare la caduta della coppia, soprattutto a causa del marito dell’autrice. Scarfoglio, infatti, è un uomo poco tranquillo sul piano sentimentale. Nell’estate del 1892 conosce Gabrielle Bessard, una cantante di teatro. Tra loro nasce una relazione, per giunta agevolata dalla fuga, a causa di un litigio, della Serao, la quale si reca da sola in villeggiatura, presso una località della Val d’Aosta. Passano due anni e Gabrielle rimane incinta. Scarfoglio allora la abbandona, e torna dalla moglie. Ma il 29 agosto del 1894 la Bessard si presenta sulla porta della casa di Scarfoglio e della Serao e, dopo aver posato a terra la piccola figlioletta nata dalla loro unione, si spara un colpo mortale alla tempia. Matilde Serao, nonostante il clamore suscitato dalla notizia comparsa su tutti i giornali, non esita a prendersi cura dalla piccola Paolina, decidendo di allevarla comunque. Tuttavia, esasperata dai comportamenti del marito, decide di lasciarlo e di lasciare, con lui, anche quella che è la sua vera creatura, il quotidiano “Il Mattino”. Il giornale, come se non bastasse, rimane coinvolto anche nello scandalo dell’amministrazione Sulmonte che finisce per tirare dentro, tra polemiche e calunnie, anche la stessa scrittrice, accusata di aver goduto di certi privilegi economici in cambio di favori. Scarfoglio coglie la palla al balzo e se la difende, sua moglie, lo fa solo ed esclusivamente con il doppio fine di umiliarla e di salvare la propria reputazione. Tra il 1902 e il 1903, l’abbandono del giornale è ufficiale: la Serao è disoccupata a tutti gli effetti. Nello stesso periodo però entra nella sua vita un altro giornalista, l’avvocato Giuseppe Natale. Con questi allora, senza perdersi d’animo, Matilde fonda e dirige, unica nella storia del giornalismo italiano, il giornale “Il Giorno”, diretta emanazione delle sue idee politiche e culturali.
Dall’unione con Natale, Nasce anche Eleonora, di lì a poco, chiamata così dalla scrittrice per dimostrare il suo affetto per l’attrice Eleonora Duse. Il giornale, più pacato del concorrente “Mattino”, ottiene un buon successo di vendite. Nel 1917, morto Scarfoglio, Matilde Serao sposa Giuseppe Natale, ufficializzando così la loro unione sotto ogni punto di vista, per giunta solo qualche anno prima della morte di lui. Nel 1926, l’autrice riceve la candidatura a premio Nobel per la Letteratura, che verrà poi assegnato a Grazia Deledda, altra grande voce della letteratura italiana al femminile. Il 25 luglio del 1927, all’età di 71 anni, Matilde Serao muore a Napoli, sulla sua scrivania, durante l’ennesimo momento di scrittura della sua esistenza.
14/03/2018 – Muore a Cambridge, nel Regno Unito, il cosmologo, fisico, matematico, astrofisico, accademico e divulgatore scientifico britannico Stephen William Hawking.
Hawking nasce a Oxford il giorno 8 gennaio 1942. Da ragazzo aveva pochi amici con i quali però faceva lunghe discussioni e dispute su qualsiasi argomento, dai modellini telecomandati alla religione, alla parapsicologia, alla fisica. Quando a tredici anni viene colpito da una serie di dolorose febbri ghiandolari, nessuno ci fa caso e si pensa a normali scompensi della crescita. Nel corso del terzo anno di studi però le mani cominciano a dargli qualche problema. Ciò non gli impedisce di laurearsi a pieni voti a soli vent’anni. L’accademia universitaria lo accoglie a braccia aperte perché potesse continuare i suoi studi sulla relatività generale, i buchi neri e l’origine dell’universo. Le difficoltà nell’uso delle mani lo convincono a sottoporsi a nuovi esami. Gli tolgono un campione di muscolo e gli iniettano un fluido nella spina dorsale. La diagnosi è terribile: sclerosi amiotrofica laterale, una malattia che provoca la disintegrazione delle cellule nervose e con essa una morte rapida. Gli vengono concessi due anni e mezzo. Non cede. Al contrario, si dedica all’impresa con maggiore dedizione. Nel 1965 sposa Jane Wilde, che per venticinque anni gli farà da moglie e da infermiera, dandogli anche tre figli. Nel 1975 gli viene assegnata in Vaticano la medaglia d’oro intitolata a Pio XII e nel 1986 viene addirittura ammesso all’Accademia Pontificia delle Scienze, malgrado le sue teorie non si accordino del tutto con una interpretazione creazionista del cosmo.
Intanto nel 1979 viene nominato titolare della cattedra di matematica già occupata da Isaac Newton. In questi anni, ormai completamente immobilizzato, è unicamente servendosi della voce che continua a insegnare a un drappello di fedelissimi studenti. Tra il 1965 e il 1970 elabora un modello matematico che dimostra l’evoluzione dell’universo attraverso il big bang; negli anni ’70 compie importanti studi sui buchi neri, divulgati in seguito al grande pubblico attraverso il comunque arduo (malgrado le intenzioni dell’autore), “Dal Big Bang ai buchi neri”. Anni dopo Stephen Hawking è stato investito da un auto ed è stato al centro di una misteriosa aggressione di cui non ha mai voluto fornire spiegazioni o dettagli, neanche alla polizia. Nel 1990, inoltre, il rapporto che lo legava alla moglie si è spezzato, concludendosi con un doloroso divorzio. Da tempo Hawking non disponeva più nemmeno della voce ed era costretto a comunicare servendosi di un sofisticato computer che gli consentiva di esprimersi con grande lentezza: basti pensare che non poteva digitare più di quindici parole al minuto. Gran parte del suo lavoro, come detto, riguarda il concetto di buco nero, e le sue ricerche nell’ambito della relatività generale confermano la teoria del Big Bang sull’origine dell’universo. L’ultimo stadio della ricerca di Stephen Hawking, infatti, avvalora l’ipotesi che il Big Bang sia derivato da una singolarità iniziale dello spazio-tempo e che tale singolarità rappresenti una caratteristica di qualsiasi modello dell’universo in espansione.
Nel 1994 ha collaborato, prestando la sua voce sintetizzata, al brano Keep Talking, contenuto nel disco The Division Bell dei Pink Floyd. L’inizio della carriera di Stephen Hawking presso l’Università di Cambridge ha ispirato il film per la televisione del 2004 Hawking, prodotto dalla BBC, in cui lo scienziato è interpretato da Benedict Cumberbatch. Hawking è apparso di persona nell’episodio 26 della stagione 6 di Star Trek: The next generation, in cui giocava a poker con Einstein, Newton ed il comandante Data. Hawking è anche apparso numerose volte nelle serie animate di Matt Groening (I Simpson e Futurama), doppiando anche sé stesso. Nel 2013 è stato realizzato un altro film sulla sua vita, intitolato sempre “Hawking”, in cui è interpretato da diversi attori per ogni età della vita. Nel 2014 è uscito il film “La teoria del tutto” (The Theory of Everything), diretto da James Marsh, dove Hawking è interpretato da Eddie Redmayne. Anche nell’album “The Endless River” dei Pink Floyd (2014), è presente nuovamente la voce sintetizzata di Hawking nel brano “Talkin’ Hawkin”. Stephen Hawking muore il 14 marzo 2018 nella sua casa di Cambridge (Inghilterra) all’età di 76 anni.