
ACCADDE OGGI – 11/03/2019
11 Marzo 201911/03/1544 – Nasce a Sorrento, nella odierna città metropolitana di Napoli, il poeta, scrittore e drammaturgo Torquato Tasso.
Studia presso i gesuiti di Napoli fino al 1554 quando raggiunge il padre a Roma: in questo modo comincia una lunga serie di viaggi e spostamenti che ne caratterizzano tutta la vita. Si trasferisce, o per studio o per seguire il padre, a Venezia, Padova e Bologna: tutte città in cui ha modo di conoscere e stringere i contatti con membri delle nobiltà e delle corti italiane. Nel 1565 viene chiamato alla corte di Ferrara, dapprima come cortigiano di Luigi d’Este, e, dal 1572 del duca Alfonso d’Este. Qui gli vengono affidati compiti di rappresentanza e, soprattutto, culturali. È un periodo di grande attività letteraria: nel 1573 compone l’“Aminta”, mentre nel 1575 termina la composizione della “Gerusalemme liberata”. Tuttavia è ossessionato dall’idea di aver scritto un poema non allineato ai nuovi dettami religiosi della Controriforma e teme di essere colpevole di eresia, al punto da sottoporre l’opera al giudizio di revisori, che ne criticano i contenuti. Il suo malessere cresce: si allontana da Ferrara per farvi ritorno nel 1579, quando aggredisce il duca durante il suo matrimonio. Di fronte a questo nuovo eccesso, il duca fa rinchiudere il Tasso in un ospedale per pazzi, in cui rimane fino al 1586 quando viene mandato a Mantova dai Gonzaga. Nonostante la difficoltà del periodo questo si rivela in assoluto il più felice dal punto di vista letterario: vengono composte numerose “Rime” e la maggior parte dei “Dialoghi”. In questo periodo viene anche pubblicata, a sua insaputa, la Liberata, cosa che gli provoca grande disagio perché la considerava ancora in fase di revisione.
Abbandona Mantova nel 1587 per trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Napoli e poi a Roma: qui compie un profondo lavoro di revisione del suo poema che pubblica in versione definitiva nel 1593 con il titolo di “Gerusalemme conquistata”. Muore a Roma nel 1595. Con la sua opera Tasso interviene nel dibattito sulla riforma del poema eroico ed in quello della questione della lingua sia in maniera teorica che pratica. La proposta di Tasso per il rinnovamento dello stile eroico poggia sul fatto che la storia raccontata dall’opera debba essere attinente con la realtà, lasciando poco spazio all’inventiva del poeta mentre lo stile complessivo dell’opera debba indurre il lettore allo stupore. La Liberata viene scritta con uno stile linguistico magnifico e grandioso, fino ad essere quasi oscuro. La distanza di questo stile da quello del parlato comune innesca una polemica tra l’autore e l’Accademia della Crusca.
11/03/1847 – Nasce a Pisa il politico Sidney Sonnino.
Di religione anglicana, il padre ha origini ebraiche mentre la madre è gallese. Avvocato, barone con idee liberali, meridionalista, anticlericale e con una grande passione politica, dopo gli studi intraprende la carriera diplomatica, che lo porta per brevi periodi, prima a Madrid, poi a Vienna e quindi a Parigi. Rientrato in Italia, sospende l’attività diplomatica per interessarsi alla questione meridionale ed alle condizioni dell’agricoltura in Italia e, in particolare, dei contadini siciliani e fonda, insieme al barone Leopoldo Franchetti la rivista “Rassegna Settimanale”. Il giornale, nato per trattare argomenti di carattere economico-finanziario, finisce con lo sfociare nel dibattito politico. Nel 1880 Sonnino viene eletto deputato. Da ministro delle Finanze e del Tesoro nel Governo Crispi, dal 1893 al 1896, affronta con decisione e competenza la grave questione del passivo del bilancio dello Stato. Incrementa il potere di controllo sul sistema bancario e rilancia la Banca d’Italia.
Alla grave crisi politica in atto, in forza della quale Crispi si dimette nel 1896, Sonnino il 15 gennaio 1897 pubblica un articolo sulla “Nuova Antologia”, dal titolo “Torniamo allo Statuto”, nel quale lancia l’allarme per le minacce che clero e socialisti rappresentano per il liberalismo ed auspica la cancellazione del governo parlamentare ed il ritorno all’assegnazione del potere esecutivo al re come unico atto possibile per scongiurare il pericolo. Guida l’opposizione liberale contro Giolitti. Presidente del Consiglio da febbraio a maggio del 1906 e poi da dicembre 1909 a marzo 1910, affronta l’annosa questione meridionale con un programma di riforme in materia agraria. Incoraggia ulteriormente la libertà di stampa. Dal 1915 al 1919 è Ministro degli Esteri nel secondo governo Salandra e in tale ruolo conduce le trattative prima con l’Austria e poi, segretamente, con le potenze dell’Intesa per l’entrata in guerra dell’Italia. E’ ancora ministro da giugno 1916 ad ottobre 1917, con Boselli, e da ottobre 1917 a giugno 1919 con Orlando.
Nel 1920 è nominato senatore. Sottoscrive i più importanti accordi internazionali, dal Patto di Londra del 26 aprile 1915, al Trattato di San Giovanni di Moriana, dell’aprile 1917, che definisce il ruolo dell’Italia in medio oriente, alla Conferenza di Parigi del 18 gennaio 1919 e lavora ai preparativi della pace che sfociano nel Trattato di Varsailles, il 28 giugno 1919. Nello stesso anno, anche per via della delusione per i risultati ottenuti a Parigi e a Versailles, abbandona la vita politica. Settantacinquenne, Sidney Sonnino si spegne a Roma il 24 novembre 1922, quando l’Italia si appresta a vivere una pagina drammatica e del tutto nuova. Poco meno di un mese prima, infatti, Mussolini aveva marciato su Roma. Sonnino lascia numerose opere, alcune delle quali sono raccolte pubblicate postume.
11/03/1955 – Muore a Londra il medico, biologo e farmacologo britannico Sir Alexander Fleming.
Bronchite, polmonite, broncopolmonite: a sentire queste parole non si può fare a meno di provare una certa inquietudine. La tosse spesso è un sintomo di queste malattie, fino a non molti anni fa considerate pericolose. Ma la polmonite che per secoli è stata considerata gravissima, oggi è poco più importante di un mal di gola. Merito di un biologo inglese, Sir Alexander Fleming, che nel 1928 scoprì, per caso, che una muffa (chiamata “penicillium”, cioè “muffa a forma di pennello”) impediva la riproduzione di alcuni batteri; da quella muffa sarebbe stata estratta la penicillina, il primo antibiotico usato in medicina: una sostanza assolutamente “naturale”. In realtà dovettero passare undici anni prima che i ricercatori Florey e Chain riuscissero a dare valore alla scoperta di Alexander Fleming e iniziassero a produrre la penicillina su scala industriale; ma bastarono pochissimi anni perché il nuovo farmaco, usato dai soldati alleati durante la II guerra mondiale, alla fine del conflitto si diffondesse in tutto il mondo. Da allora decine di altri antibiotici sono stati sintetizzati e le malattie batteriche dei bronchi e dei polmoni sono diventate curabili facilmente e rapidamente.
Medico, scienziato e filantropo lo scopritore di questa fondamentale “arma” per combattere le infezioni nacque il 6 agosto 1881 a Lochfield, vicino Darvel (Scozia), una cittadina nell’Ayrshire, regione rurale della Scozia. Discendente da una famiglia di agricoltori, Alexander Fleming fu il terzo di quattro figli. I suoi genitori lavoravano in una fattoria di ottocento acri che distava un miglio dalla casa più vicina. Durante l’infanzia Fleming passò molto del suo tempo libero divertendosi a correre e giocare tra i ruscelli, le valli e le brughiere, tipici del paesaggio scozzese, sviluppando un sempre crescente interesse per i fenomeni naturali. Suo padre morì quando egli aveva sette anni, lasciando la madre a occuparsi della fattoria con il figliastro più vecchio. Frequentare gli studi divenne particolarmente duro per lui, soprattutto a causa della grande distanza a cui si trovavano le scuole. Il futuro scienziato fece immensi sacrifici per arrivare alla laurea. Per un breve periodo dopo il diploma superiore, spinto dalla necessità, lavorò come impiegato in una compagnia di navigazione dell’epoca, con il serio rischio di dover interrompere la carriera scolastica. Malgrado la stanchezza proprio quel lavoro gli fornì le risorse necessarie per iscriversi all’Università. Come studente di medicina Fleming dimostrò immediatamente di possedere eccezionali capacità, superando con estrema facilità tutti gli esami e guadagnando numerosi premi: nel 1906 ottenne il College Diploma e nel 1908 il London University Degree con medaglia d’oro. In virtù della brillante carriera universitaria, fu immediatamente scelto come allievo interno da Sir Almroth Wright, microbiologo, professore di patologia ed uno dei maggiori esperti di immunologia del tempo: iniziò così la brillante attività di Alexander Fleming che da semplice studente lo portò a diventare uno degli assistenti personali di Wright ed a lavorare al suo fianco in laboratorio.
Intanto nel 1915 Fleming sposò Sarah Marion McElroy, figlia di un allevatore irlandese, la quale lavorava in una casa di cura privata: il matrimonio durò fino alla morte di lei, nel 1949. Sotto la guida del suo maestro comprese l’importanza di sviluppare nel corpo umano un’immunità per guarirlo da un’infezione, ed impostò le sue ricerche in questa direzione. Tra tutte le scoperte fatte in quel periodo, Fleming rimase particolarmente colpito dal lavoro del medico e chimico tedesco P. Ehrlich, che aveva sviluppato il “Salvarsan”, un composto a base di arsenico utilizzato per la cura della sifilide: una “pallottola magica” in grado di uccidere l’organismo infettante senza danneggiare il soggetto infettato. Diventò così uno dei pochi medici ad avere la possibilità di somministrare questo potente farmaco, facendo inoltre esperienza con le nuove e difficili tecniche di iniezione endovenosa. Il punto di svolta si ebbe quando Alexander Fleming nel suo laboratorio di St. Martin, a Londra, verificando lo stato di una coltura di batteri, vi trovò una copertura di muffa. Questo evento non aveva nulla di straordinario, poiché erano normali situazioni del genere; la cosa eccezionale fu invece il fatto che questa muffa aveva annientato tutti i batteri circostanti. La scoperta, come si è detto, fu casuale; se si fosse trattato di un altro tipo di germi, o di un altro tipo di muffa, o più semplicemente di uno scienziato più distratto, probabilmente tutto sarebbe passato inosservato. La scoperta non suscitò all’epoca grande entusiasmo anche perché la penicillina non curava molte altre malattie, tra cui la più banale influenza, non immunizzava e soprattutto non eliminava definitivamente i batteri, ma li “stordiva”, in attesa che il sistema immunitario si organizzasse per combatterli e distruggerli. Inoltre, essendo eliminata piuttosto velocemente, erano necessarie diverse somministrazioni giornaliere per ottenere l’effetto desiderato.
Nel 1941 però successe qualcosa che dimostrò l’efficacia reale di questo ritrovato. In un ospedale di Oxford, durante la guerra era ricoverato un poliziotto che stava per morire di setticemia a causa di una piccola ferita infetta al lato della bocca. Rivelatesi inutili le somministrazioni di sulfamidici, al poliziotto venne iniettata una dose di penicillina di 200 mg. Accanto al suo letto non c’era Fleming, ma i suoi due collaboratori Chain e Florey; un netto miglioramento cominciò a vedersi. Purtroppo le scorte di penicillina si esaurirono ed il poliziotto morì, ma l’efficacia del farmaco contro le infezioni fu definitivamente dimostrato. In Gran Bretagna e negli USA cominciò una massiccia produzione del preparato. Nel 1944 Alexander Fleming fu insignito del titolo di Sir e l’anno dopo divise il premio Nobel con i suoi collaboratori Chain e Florey.
Fleming morì il giorno 11 marzo 1955 e fu sepolto nella Cattedrale di St. Paul, insieme ad altri inglesi illustri.