
di Franco Genzale
Enzo De Luca – quello irpino- ha dimostrato di avere più intelligenza politica di tutti gli altri piddì locali messi insieme quando ha pensato che soltanto Enzo De Luca – quello di Salerno – è in grado di risolvere la crisi al Comune di Avellino salvando capre (leggi pure “consiglieri comunali democratici”) e cavoli (“interessi del partito”). Dove hanno fallito la segretaria regionale, Assunta Tartaglione, e la responsabile nazionale Enti Locali, Valentina Paris, il Governatore è l’unico che può riuscire nell’impresa di condurre fuori dalla palude l’Amministrazione Foti garantendo la dignità del sindaco e le ragioni, non sempre sacrosante, del gruppo consiliare e dei diversi capi e capetti che gli stanno dietro.
Il presidente De Luca può riuscirci perchè a differenza di Tartaglione e Paris – non ce ne vogliano le due brave ragazze del Pd – ha carisma politico, ha forza istituzionale, ha “cazzimma”, come efficacemente esprime il vernacolo napoletano, per suggerire al sindaco Foti un atteggiamento più coinvolgente nei confronti dei consiglieri piddì; e, con la stessa certezza d’essere ascoltato, per richiamare all’ordine il guerrafondaio Gianluca Festa, l’ambiguo Livio Petitto, i proconsolini avellinesi di Rosetta D’Amelio, gli utopici di Francesco Todisco e Lucio Fierro, e perfino i renziani della cosiddetta “prima ora” che si riconoscono in Luigi Famiglietti. Poco conta, a proposito di questi ultimi e penultimi, se non hanno rappresentanza in consiglio comunale: il loro peso ce l’hanno, certamente incidono sulla vicenda del capoluogo.
Difficile dire quali siano stati gli argomenti cui ha fatto ricorso il De Luca irpino per convincere il De Luca salernitano a prendere le redini della crisi politico-amministrativa avellinese.
Tuttavia, è verosimile che l’ex senatore abbia rappresentato al Governatore anche, forse soprattutto, l’aspetto squisitamente politico – nel senso degli equilibri interni al Pd della Campania – connesso alla vicenda del capoluogo irpino.
E qui la premessa è d’obbligo. Non è un mistero che Rosetta D’Amelio abbia la legittima ambizione di far crescere in provincia di Avellino la sua corrente, che è la corrente del beneventano Umberto Del Basso De Caro. E’ storia, per di più, che i rapporti tra il Sottosegretario Del Basso De Caro ed il Governatore De Luca non siano mai stati idilliaci. Ed ancora, è un fatto di ieri e di oggi che i due abbiano visioni profondamente diverse del proprio partito.
Insomma, la soluzione della crisi al Comune di Avellino secondo le intenzioni della D’Amelio – ovvero il commissariamento di Foti con una giunta in cui il sindaco sia minoritario – di fatto consegnerebbe l’Amministrazione comunale all’egemonia politica di Del Basso De Caro, cioè al nemico giurato del Governatore. Per raggiungere il suo obiettivo la D’Amelio ha bisogno dell’alleanza con Festa e con Petitto. I due si sono già resi disponibili: non a caso sia l’uno che l’altro insistono per l’azzeramento dell’esecutivo. Il disegno è quello appena rappresentato: i problemi della città e gli interessi della comunità avellinese non c’entrano niente; tutto si gioca alle spalle e sulle spalle dei cittadini per il tornaconto politico o per il “particulare” di protagonisti e comparse del teatrino.
In questo scenario – e torniamo al punto di partenza – la mossa di Enzo De Luca, quello irpino, è una mossa molto intelligente. Enzo De Luca, quello di Salerno, per cultura istituzionale detesta i giochini che sono di ostacolo alla governabilità: egli è politico del fare, un pragmatico perfino a rischio del codice penale (leggi presunti “abusi in atti d’ufficio”) quando si tratta di realizzare un progetto, accelerare un percorso che metta la pubblica amministrazione in sintonia con gli interessi della comunità. Egli non è politico delle crisi amministrative: Avellino è un pezzo della “sua” Regione; se rallenta Avellino, in qualche misura rallenta anche la Regione. La parola d’ordine che il Governatore De Luca pronuncerà alle orecchie delle D’Amelio, dei Famiglietti, dei Todisco, dei Festa e dei Petitto sarà: “Basta!”. Basta giochini, chi è contro Foti è contro il Governatore e contro il Pd.
Avrà assolto, Enzo De Luca di Salerno, al suo ruolo di governante nella sua accezione che non ammette repliche; e nello stesso tempo, sul piano politico, avrà messo fuori gioco Del Basso De Caro.
Se proprio Avellino deve consegnarsi ad un leader Pd di un’altra provincia – avrà pensato De Luca l’irpino – meglio Salerno che Benevento. A conti fatti, come dargli torto?